Blog

L'impetuoso vento del Tridente - La Maserati SHAMAL

Questi brevi appunti sulla Shamal non hanno la pretesa di emulare quanto, da parte di centinaia di giornalisti ed addetti ai lavori è stato scritto su essa, ma vogliono soltanto provare a trasmettere le emozioni che questa auto riesce a dare a chi ha la fortuna di possederla o anche semplicemente di guidarla.

La Maserati è stata la prima Casa automobilistica ad utilizzare il nome di un vento per i suoi modelli più prestigiosi e performanti. Sono nate così la Mistral, la Ghibli, la Bora, la Karif, la Shamal ed infine la recentissima Levante le cui prime consegne sono previste per la primavera del 2016. Nel 1993 il nome Ghibli è stato riutilizzato per una coupé sportiva con la esuberante (soprattutto per l’epoca) potenza specifica di 153 CV litro per arrivare addirittura ai 165 CV litro con la Ghibli Cup. Ancora, dal 2013 il nome Ghibli identifica una berlina dalle eccellenti prestazioni che ha avuto il merito di far lievitare le vendite della Casa anche per l’utilizzo, per la prima volta,  della motorizzazione diesel.

Perché, mi sono chiesto, dare il nome di un vento ad un’auto? Mi piace pensare che si è voluto indissolubilmente connettere il nome di alcune auto, particolarmente significative per la Casa del Tridente,  al vento quale simbolo di libertà e di potenza.

Per la vettura sulla quale svolgo queste appassionate considerazioni fu scelto il nome di Shamal. Presentata il 14 dicembre del 1989, essa si pose al vertice della produzione Maserati.

A mio avviso la scelta del nome non poteva essere più indovinata. Infatti lo shamal è un vento caldo e secco che soffia con veemenza sulla penisola arabica nella regione che si estende fra i fiumi Tigri ed Eufrate conosciuta anticamente, proprio perché delimitata da due fiumi, come Mesopotamia. I benefici del vento sono a tutti noti ed in tal senso mi piace citare Tomasi di Lampedusa il quale, nel Gattopardo, fa dire al Principe Fabrizio “senza vento l’aria sarebbe un putrido stagno”.

Le Maserati apprezzate in tutto il mondo,  così come il vento, ripuliscono le strade dalla mediocrità e dall’anonimato delle concorrenti, distinguendosi per classe, stile, eleganza e prestazioni. In particolare la Shamal, facendo onore al proprio nome, come un vento impetuoso scivola sull’asfalto sia delle strade che delle piste imponendosi con facilità sulle sue coeve concorrenti.

Presentata secondo la tradizione, il 14 dicembre fu messa in produzione soltanto nel 1991 e questa si concluse nel 1992 con la costruzione della 369° vettura. Non esistono Shamal costruite dopo tale anno ma solo vetture immatricolate successivamente al 1992. Considerata l’ultima e più estrema evoluzione della Biturbo non si impose sul mercato delle supercar come invece avrebbe meritato. A mio avviso ciò è dovuto alla rabbiosa potenza,  alla difficoltà di guida connessa al poderoso motore V8, al suo assetto molto rigido ed al passo corto che ne estremizza le reazioni. Infatti la Shamal quando è spinta al limite, tende inizialmente al sottosterzo costringendo il pilota (non a caso uso questo termine) a chiudere di più la curva per poi improvvisamente manifestare un brutale sovrasterzo che, se non corretto in tempo, può portare alla perdita di controllo dell’auto . Tale comportamento, esaltante per i puristi della guida, scoraggiò i primi acquirenti : ecco il perché del mancato iniziale successo della vettura e perché fu prodotta in un numero così limitato di esemplari. Ma nel tempo tali inebrianti caratteristiche sono state sempre più apprezzate dai cultori della guida pura (si pensi che l’auto non ha nemmeno l’ABS) tanto che oggi quasi tutte le Shamal sono gelosamente conservate nei box di appassionati proprietari che molto difficilmente se ne priveranno. Infatti è sempre più difficile trovarne qualcuna in vendita: ciò ha portato ad una rivalutazione del suo valore di mercato, rivalutazione, a mio avviso, destinata a lievitare sempre più rapidamente.

Caratteristiche stilistiche e tecniche

La Shamal è stata disegnata da quel mago del design che risponde al nome di Marcello Gandini, (autore anche della Khamsin e della Ghibli del 1993) e reca la sua inconfondibile firma nel taglio obliquo del passaruota posteriore ripreso nella Quattroporte IV.

Esternamente rivela subito la sua prorompente personalità: la batteria di fari di cui è dotata (ben otto) fanno pensare ad un’auto preparata per una prova speciale di rally, l’alettone presente sulla parte terminale del cofano anteriore con funzioni aerodinamiche serve anche a far aderire perfettamente  i tergicristalli al parabrezza, il montante centrale nero opaco (sembra un roll bar) sul quale spicca il nome dell’auto, rendono la Shamal unica. Ogni cosa è stata studiata per fare risaltare con immediatezza la potenza e la velocità.

Dotata di un motore otto cilindri a V di 3217 cmc. con due turbine., di quattro valvole per cilindro,  eroga una potenza di 326 CV . Il prezzo alla presentazione venne fissato in L. 119.785.000 ed stata prodotta in soli 369 esemplari tutti numerati.

La Shamal accelera da 0 a 100 Km/h in5,3 secondi e raggiunge una velocità massima effettiva di 270 Km/h. Percorre il chilometro da fermo in 25,5 sec. con una velocità di uscita di 225 km/h.

Pesa 1417 kg., è lunga 410 cm,  larga 185 cm. ed alta 130cm..  Monta pneumatici ant. 225/45 ZR 16 e post 245/45 ZR 16

Il telaio estremamente rigido, le sospensioni attive con ammortizzatori Koni regolabili su quattro posizioni, il cambio Getrag a sei marce, il differenziale autobloccante Ranger ne fanno una vettura con una spiccata vocazione sportiva adatta a chi, ancora oggi, cerca nella guida emozioni forti.

Infine se qualcuno vi dovesse chiedere quanto consuma rispondete che auto come la Shamal (ammesso che ve ne siano) non consumano ma utilizzano il carburante al solo scopo di fornire eccitanti ed uniche sensazioni.

Fausto Alberghina